Ritenuta d’acconto: cosa è, come si calcola

Che cos’è la Ritenuta d’acconto? Come si calcola? modello ritenuta d’acconto quali sono le basi imponibili? I limiti della ritenuta d’acconto

La ritenuta d’acconto viene usata nell’ambito lavorativo da parte di lavoratori puramente occasionali a vantaggio dei datori di lavoro.  

Entrando più nello specifico la ritenuta d’acconto è un documento che ha come fine il pagamento di una prestazione lavorativa a fronte di una trattenuta fiscale, emessa o dal datore o dal lavoratore.

La ritenuta d’acconto è un documento mediante il quale un collaboratore o un fornitore può produrre al fine di rappresentare un uscita o un entrata monetaria, più comunemente viene usata da tutti quei lavoratori che offrono una prestazione occasionale.

Attraverso il modello della ritenuta d’acconto è possibile giustificare, in modo legittimo, a livello tributario le proprie attività ( ad esempio: acquisto, vendita, consulenza).

Ritenuta d’acconto: Che cos’è e come si usa?

La ritenuta d’acconto più precisamente è una trattenuta che può rappresentare un anticipo o acconto sulle imposte di  diverse attività svolte quotidianamente.

Attraverso la ritenuta d’acconto, è possibile pagare un compenso ad una collaboratore occasionale e pagare direttamente un acconto sull’IRPEF in proporzione al reddito concordato.

La ritenuta d’acconto: limiti

La ritenuta d’acconto è un mezzo utile per  lo  stato, in quanto tende a far cassa su tutte le transizioni monetarie in tempo relativamente breve, il 15 del mese successivo all’emissione.

La ritenuta d’acconto è documento utile per esigere una prestazione occasionale e regolarizzarla ai fini fiscali, è infatti il mezzo più diffuso per pagare i collaboratori occasionali, privi di partita iva.

La ritenuta d’acconto non può essere usata con frequenza nei confronti della medesima azienda, o nei confronti del medesimo collaboratore, in quanto potrebbe risultare una modalità occulta per non regolarizzare un lavoratore in dipendente subordinato.

E’ quindi bene stare attenti a un uso spropositato del modello di ritenuta d’acconto, in quanto l’azienda potrebbe andare incontro a delle sanzioni.

Ritenuta d’acconto: come si calcola e la base imponibile

La ritenuta d’acconto viene calcolata diversamente in base alle attività che si svolgono, quindi la ritenuta d’acconto non è documento univoco per la generalità bensì bisogna strutturarla in modo specifico in base all’attività che viene coinvolta.
Nel particolare è percentuale di tassazione che cambia, la base imponibile e il codice tributo

Di seguito riportiamo una tabella specifica che vi agevolerà nel calcolo delle molteplici situazioni giuridiche-commerciali:

Reddito su cui si applicaTipo di tassazioneAliquota ritenutaBase imponibileCodice tributo
Lavoro autonomo e occasionaleritenuta d’acconto20%100%1040
Compensi amministratori di condominioritenuta d’acconto20%100%1040
Compensi per servizi resi a condomini da persone fisiche e società di persone soggetti ad IRPEFritenuta d’acconto4%100%1019
Compensi per servizi resi a condomini da società di capitali ed enti soggetti ad IRESritenuta d’acconto4%100%1020
Redditi derivanti dall’utilizzazione delle opere dell’ingegno, di brevetti industriali e di processi, formule, ecc.ritenuta d’acconto30%75%1040
Utili da contratto di associazione in partecipazione (quota lavoro)ritenuta a titolo d’acconto20%100%1040
Redditi per cessione diritti d’autoreritenuta d’acconto20%60%1040
Redditi da vendite a domicilioritenuta a titolo d’imposta23%78%1038
Provvigioni (agenti e rappresentanti)ritenuta a titolo di acconto23%50%1038
Redditi di lavoro autonomo di soggetti non residenti (anche occasionale o sotto forma di partecipazione agli utili)ritenuta a titolo d’imposta30%100%1040
Compensi per levata protesti esercitata dai segretari comunaliritenuta a titolo d’acconto20%85%n/a

Ritenuta d’Acconto: legge art. 64

Il riferimento normativo della ritenuta d’acconto lo troviamo nell’articolo 64 comma 1 del d.p.r. 600/1973.

Attraverso questa normativa si evince che con il nome“sostituto d’imposta” si fa riferimento al contribuente:

ART 64 comma 1 del d.p.r. 600/1973: “colui che, in forza di disposizioni di legge è obbligato al pagamento di imposte in luogo di altri, per fatti o situazioni a questi riferibili e anche a titolo di acconto. Deve esercitare la rivalsa se non è diversamente stabilito in modo espresso”.

Leggendo con attenzione la legge 64 emerge un bizzara  imputazione dell’obbligo fiscale, essendo di fatto riferita ad un soggetto diverso da colui che ha realizzato la fattispecie imponibile.

Ritenuta d’acconto: che cosa serve la ritenuta d’acconto nella fattispecie?

Il primissimo motivo del perché la ritenuta d’acconto ha avuto tanto successo nell’economia sta nel vantaggio fiscale da parte dello stato, ovvero, per l’amministrazione finanziaria tale modello è garanzia assoluta  della riscossione delle imposte.

Con la ritenuta d’acconto non è possibile l’evasione fiscale in quanto viene evitata anticipando il tributo nel momento in cui il soggetto passivo subisce il prelievo fiscale (a titolo di acconto o di imposta definitiva).

La ritenuta d’acconto è uno strumento attraverso il quale può avvenire la  sostituzione tributaria.

La sostituzione tributaria opera principalmente in due modi:

-sostituzione d’acconto: il sostituto è obbligato ad emettere una ritenuta d’acconto sui redditi che eroga al sostituito. In tale fattispecie il versamento monetario eseguito dal sostituito non estingue l’attuazione del tributo ma serve per costituire un acconto sull’intera imposta da versare;

-sostituzione d’imposta ( senso letterario): il sostituto è chiamato a versare totalmente l’imposta interamente dovuta dal sostituito.

La ritenuta d’acconto utile per chi presta lavoro occasionalmente

Attraverso il termine «ritenuta d’acconto»  spesso si pensa alla tipica  «collaborazione occasionale» che oggi come oggi, viene vista come forma di lavoro tra le più diffuse, dovute a un mercato che sta diventando sempre più  frammentato.

Il lavoro subordinato, ovvero il vecchio posto fisso tanto ambito, è  ormai divenuto un miraggio che solo i più fortunati reiscono ad accederVi

La ritenuta d’acconto viene principalmente usata quindi per  questi lavoratori che non se la sentono ad aprire una partita IVA propria.La ritenuta d’acconto ha però un limite oltre il quale non si può andare, ovvero quello di 5.000€  di compenso lordo annuo.

Se si prospetta di fare molteplici consulenze durante l’anno è sempre consigliabile aprirsi una partita iva in tal modo da non avere un limite monetario lordo cosi restrittivo.

La partita iva forfettaria è fiscalmente più vantaggiosa e apre nuove prospettive ai lavoratori autonomi in quanto offre condizioni e tariffe con maggior leva negoziale data dalla maggiore professionalità con cui ci si presenta.

Ritenuta d’acconto: come funziona?

La ritenuta d’acconto durante la richeista di  pagamento della prestazione, il collaboratore deve fornire una ricevuta al committente il quale si dovrà  saldarla.

Il committente generalmente si offre  a fornire un modello di ricevuta d’acconto che il collaboratore dovrà  firmare, apporre il bollo e consegnala al committente: di fatto avviene l’esatto contrario di quello che avviene durante lo svoglimento di un lavoro subordinato.

Di fatto il collaboratore che produce una ritenuta d’acconto è come un collaboratore che produce una fattura.

Dal punto di vista fiscale la ricevuta d’acconto dovrà contenere :

  • Data e Numero della ricevuta d’acconto
  • Dati anagrafici del lavoratore incluso cod. fiscale.
  • Dati societari del committente, anche la partita iva
  • Specificare la descrizione dell’attività prestata
  • Devono essere riconoscibili e specificati l’importo netto e lordo

Ritenuta d’acconto: i passaggi

Una volta consegnata la ricevuta al committente, questo provvede a:

  • Versare l’importo netto al collaboratore (preferibilmente con una forma tracciabile, ex. bonifico bancario)
  • Versare l’importo della ritenuta d’acconto allo Stato per conto del collaboratore entro il 16 del mese successivo alla data della ricevuta.

Quindi:

  • La spesa totale del committente è pari al lordo.
  • L’incasso del collaboratore è pari al netto
  • Lo Stato prende subito il 20% di tasse del collaboratore attraverso il committente. Al momento della dichiarazione dei redditi l’anno successivo, a seconda dei redditi totali e di eventuali deduzioni e detrazioni, lo Stato potrà:
    • nel caso in cui non fosse dovuta, restituire al collaboratore parte o l’intera percentuale pagata (sotto forma di credito di imposta)
    • nel caso in cui le tasse dovute eccedessero il 20% già versato, chiedere un conguaglio.

Non sono sottoposti a ritenuta i compensi dal valore inferiore di 25,82 euro, corrisposti da enti pubblici o privati, che non hanno come oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali, per prestazioni di lavoro autonomo occasionale.

Le aliquote della ritenuta d’acconto

Le aliquote considerate, come abbiamo potuto verificare nella tabella sopra, si aggirano attorno al 20% 30%. L’aliquota al 30% si applica generalmente a tutti quei compensi per i non residenti per l’uso economico di opere dell’ingegno, invenzioni industriali, brevetti e similari.

Se tali compensi vengono versati a organizzazioni con sede in Italia ma a soggetti non residenti, viene applicata la ritenuta del 20% a titolo di acconto.

Base imponibile della ritenuta d’acconto:

  • compensi professionali;
  • rimborsi a piè di lista (effettivamente sostenute) per le spese di viaggio, vitto e alloggio;
  • spese documentate anticipate dal professionista e rimborsate dal committente.

Non concorrono alla base imponibile della ritenuta d’acconto:

  • eventuali contributi previdenziali previsti dalla legge a carico del soggetto che li corrisponde;
  • eventuale addebito in via di rivalsa del contributo per la cassa nazionale dell’ordine professionale;
  • compensi ricevuti a titolo di rimborso spese anticipate, in nome e per conto del cliente, a patto che non rappresentino spese inerenti alla produzione del reddito di lavoro autonomo e che siano analiticamente documentate.

Conviene usare il modulo di ritenuta d’acconto o la partita iva?

Come in ogni cosa, entrano in gioco parecchie variabili, la partita iva vi permetterebbe di avere un flusso monetario maggiore visto che è possibile fatturare fino a 65000€ con la nuova riforma del decreto crescita. Ovviamente cambia qualche aspetto a livello tributario ma, rimane finanziariamente più conveniente. La ritenuta d’acconto di solito si usa solo se si ha già un lavoro e quindi si presta una mera prestazione occasionale come tantum, oppure si usa se non si ha certezza di trovare altre prestazioni d’opera occasionali per giustificare l’apertura di una partita iva.

Inoltre entra in gioco anche in tema della professionalità se vi presentate ad un colloquio come prestatore di lavoro autonomo. Sicuramente viene visto di buon occhio, in quanto visti come seri professionisti. Infine avrete modo di versarvi dei contributi previdenziali, calcolati in percentuale al reddito.

Il modello 770 dei sostituti d’imposta deve essere allegata alla certificazione di tutti i compensi corrisposti ai lavoratori autonomi.

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Serena
Laureata in Economia Aziendale e Management, appassionata di economia e finanza e amante della lettura.