Il progetto dei centri migranti in Albania, fortemente voluto dall’esecutivo Meloni, non ha prodotto i risultati sperati. Le strutture, operative da ottobre 2024, hanno ospitato un numero molto ridotto di persone, che nel giro di pochi giorni sono state fatte rientrare in Italia a causa di vincoli legali legati a vulnerabilità o all’assenza di requisiti per la permanenza in Albania.
Una Situazione Complessa e il Possibile Cambio di Rotta
Il governo italiano, insoddisfatto dell’esito finora ottenuto, starebbe valutando l’introduzione di un nuovo decreto per ridefinire le norme e rendere il progetto più efficace. Una delle ipotesi in discussione prevede la trasformazione delle strutture attuali in Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri), che permetterebbe di trattenere in Albania le persone migranti irregolari con un ordine di espulsione dall’Italia.
Cosa Cambierebbe con il Nuovo Decreto?
- Attuale Struttura: Oggi i centri in Albania si suddividono in un punto di prima accoglienza a Shengjin, dove avvengono i controlli iniziali, e in un centro di trattenimento per le procedure di asilo.
- Nuova Configurazione: Se le strutture diventassero Cpr, ospiterebbero esclusivamente persone migranti irregolari già presenti in Italia e soggette a rimpatrio forzato.
- Obiettivo: Evitare che i provvedimenti della magistratura continuino a vanificare il trasferimento in Albania, come accaduto finora.
Attesa per la Decisione della Corte di Giustizia UE
Un altro elemento chiave della vicenda è la pronuncia della Corte di giustizia dell’Unione Europea, prevista nelle prossime settimane. Il verdetto potrebbe influenzare in modo significativo la fattibilità della strategia del governo, rendendo necessario un ulteriore aggiustamento delle misure adottate.
Il futuro dei centri migranti in Albania resta incerto. Il governo Meloni cerca una soluzione più efficace per gestire i flussi migratori, mentre i vincoli giuridici pongono nuove sfide. Resta da vedere se il nuovo decreto riuscirà a superare gli ostacoli incontrati finora.