La previsione del Pil nel 2023 è molto peggiore di quanto era stato previsto in aprile dalla Nadef. Se la situazione non migliora, potrebbe rischiare di lasciare un vuoto da 20 milioni.

Previsione del Pil nel 2023: cosa aspettarsi

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Stando alle stime riportate da Fitch, la previsione del Pil nel 2023 è di una contrazione pari allo 0,7%. Non si tratta di una stima positiva, tutt’al contrario. È un quadro del tutto peggiore rispetto a quanto era stato indicato soltanto pochi mesi fa dal Def, il Documento di economia e finanza. Secondo quanto dichiarato dal premier Draghi, se da un lato è chiaro un rallentamento dell’economia, non si dovrebbe raggiungere la recessione. Stando al quadro che il governo sta ultimando in questi giorni, ci potrebbe essere un crescita inferiore di quasi 2 punti rispetto le stime del Def.

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Previsione del Pil per il 2023 della Nadef

La Nadef, ovvero il documento che delinea i passi da seguire per la manovra, stima che per il 2023 il Pil avrà una crescita inferiore all’1%. Quest’anno invece dovrebbe chiudersi a poco più del 3%, con un terzo trimestre più difficile rispetto i primi due e differente rispetto le ipotesi fatte durante l’estate. Le decisioni che prenderà il nuovo governo eletto dopo il 25 settembre saranno più ardue rispetto altri momenti storici. Chi si ritroverà a costruire la legge di bilancio dovrà fare bene i conti e avrà una grande responsabilità. Dovrà mantenere una discesa ulteriore al debito, seppur minima, date le crescenti tensioni sui mercati. Se si fanno bene i calcoli, avere 2 punti in meno sulla crescita del Paese significa aumentare il deficit di circa 20 miliardi. Il Def, in aprile, aveva già alzato il costo del debito del 2023 dai 52,6 ai 61,9 miliardi. Adesso però il conto deve essere aggiornato al rialzo e il suo effetto si sentirà negli anni a venire.

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Previsione del Pil per il 2023: fare i conti con le pensioni

Se la previsione del Pil non è positiva, significa che bisogna rivedere diversi punti legati all’economia italiana. Ad esempio, ci saranno da rivalutare i costi delle pensioni che sono di 8/10 miliari in più rispetto a quanto previsto. Si tratta, in altri numeri, dello 0,4-0,5% del Pil. Stando a questi dati, il deficit di partenza risalirebbe a quota 5% anche il prossimo anno. Secondo quanto previsto dal programma di aprile, invece, sarebbe dovuto diminuire dal 5,6% del 2022 al 3,9%. Così gli spazi di partenza per la manovra si riducono di circa venti miliardi di euro. Bisogna dire anche che l’inflazione che dilaga e coinvolge famiglie e imprese italiane consente di abbassare il peso del debito, abbassandolo al di sotto del 147% rispetto la previsione del Pil di aprile. Sarà di aiuto anche il prossimo anno, a detta degli analisti. Per il 2023 il Def aveva fatto una stima del tasso al 2,1%, mentre adesso le previsioni sono, al momento, del 4%. Questo a discapito dell’8,4% annuale raggiunto ad agosto. Non ci sarà tregua per l’aumento del caro bollette, ma sarà comunque meno intensa rispetto al 2022. La manovra non è semplice, anche perché è molto difficile pensare che si possano azzerare improvvisamente gli aiuti fiscali per far fronte al caro bollette. Se da un lato aumenta la crisi economica, dall’altra bisogna trovare soluzioni per sostenere imprese e famiglie italiane.

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