Pagare meno tasse da libero professionista

Pagare meno tasse da libero professionista

Si possono pagare meno tasse da libero professionista, sempre però rispettando le leggi. Quando si parla di tasse si fa riferimento a delle somme di denaro, ovvero dei tributi, che ogni cittadino deve versare allo Stato. Questo avviene sia quando si lavora in qualità di dipendente, che come proprietario di una società, o come libero professionista. Bisogna dire, però, che il sistema di tassazione non è lo stesso e cambia in base alla persona e allo Stato in cui si vive. Ad esempio, nel Regno Unito e negli Stati Uniti esiste il regime chiamato no taxation without representation. Il nome proviene direttamente dallo slogan politico creato durante la rivoluzione americana da parte delle tredici colonie americane che chiedevano l’indipendenza dal Regno Unito. Ci sono Paesi che applicano la flat tax con aliquota a tasso fisso. Significa che le tasse non tengono in conto del reddito imponibile in forma progressiva, bensì sono fisse. L’Irpef invece prevede che in Italia viga il sistema tassazione a scaglioni. Anche se come si è visto ci sono delle differenze a seconda della Nazione di appartenenza, la regola che vale per tutti è che le tasse si debbano pagare ugualmente.

Pagare meno tasse da libero professionista si può

Pagare meno tasse da libero professionista: ecco come

La legge 190/2014 ha introdotto il cosiddetto regime forfettario per coloro che hanno la partita Iva aperta. In altre parole, è un regime fiscale a cui possono accedere, per l’appunto, i possessori di partite Iva. L’importante però è non superare i 65 mila euro di fatturato annuale. Al totale bisogna applicare un’aliquota al 15%. Nei primi anni di apertura della partita Iva, si abbassa al 5%. Una delle tante novità introdotte nella futura legge di Bilancio 2023 riguarda proprio questa tematica. Si tratta infatti di un aumento del fatturato dei liberi professionisti che sale ma quota 85 mila euro. L’aliquota non si applica in base al costo complessivo del guadagno, bensì al coefficiente di redditività. Questo cambia a seconda della categoria professionale di riferimento. Per quanto riguarda le attività professionali, tale coefficiente raggiunge il 78%.

Facendo un esempio pratico, significa che se un professionista ha fatturato durante il 2021 un cifra pari a 30 mila euro, allora l’aliquota si calcola sui 23.400 euro, ovvero il 78% del totale. Ecco che sarà necessario versare il 15% dei 23.400 euro, ovvero 3.510 euro qualora il libero professionista si trovi al suo sesto anno di attività. Se invece ha un’attività professionale avviata fino a cinque anni, allora dovrà versare il 5% dei 23.400 euro, ovvero 1.170 euro. In genere, l’aliquota ordinaria minima dell’Irpef corrisponde al 23% per tutti coloro che hanno un reddito annuale entro i 15 mila euro. Ecco che il nuovo regime fiscale risulta essere molto conveniente.

Serenità finanziaria: non basta risparmiare

Pagare meno tasse da libero professionista: principio di inerenza

Sono molte le partite Iva che non tengono in conto di tutti i costi legati all’attività professionale che si svolge. Parlare di principio di inerenza significa tenere in considerazione una clausola generale che fa parte dell’ordinamento tributario. Questo è stabilito a partire dal Testo unico delle imposte sui redditi, il Tiur, nell’art. n.109, comma 5. Coloro che hanno una partita Iva aperta devono sostenere dei costi quali il carburante per gli spostamenti, i biglietti del treno o dell’aereo, o ancora l’aggiornamento professionale. Questi importi potrebbero non essere molto rilevanti, tranne quando si sommano a fine dell’anno. Ecco che un libero professionista può detrarre tali spese se è in grado di dimostrare che sono inerenti all’attività professionale svolta. È possibile avere scalati i soldi legati all’acquisti di libri, corsi di aggiornamento, o acquisto di materiale di cancelleria.

Articoli Correlati