Mobbing a lavoro: che cosa significa

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Ultimamente si sente sempre più spesso parlare di mobbing a lavoro, anche se sono tante le persone che non conoscono il fenomeno. Molti sottovalutano la questione, ma in realtà il comportamento che sta dietro potrebbe causare uno stato emotivo negativo. Tanto che potrebbe portare alla depressione e all’alienazione di chi lo subisce. I danni sono ingenti e sono sia di natura fisica che morale. In genere, nella maggior parte dei casi il mobbing è un fenomeno che subiscono i dipendenti: a compierlo sono i preposti o lo stesso datore di lavoro. Esiste anche la possibilità che il mobbing ci sia anche tra colleghi dello stesso livello. Le vittime del fenomeno spesso tendono a non denunciare il fatto all’Autorità competente. Se invece così accadesse, si procederebbe immediatamente con il termine del comportamento vessatorio e discriminatorio. Successivamente, è possibile chiedere un risarcimento danni che il lavoratore ha subito, sia moralmente che fisicamente.

Mobbing a lavoro: cosa prevede la legge

Dal punto di vista penale, il reato per mobbing a lavoro non sussiste. Questa terminologia è di origine non italiana, ma nell’ordinamento nazionale si traduce con situazioni di discriminazione, minacce, violenza psicologica o verbale, ingiurie o maltrattamento. Coloro che sono vittime di mobbing e prendono la decisione di iniziare un percorso giudiziario, ha il dovere di provare ogni elemento della condotta. Nello specifico, deve avere delle prove come dei messaggi, frasi, o dei gesti subiti. Ad esempio, si potrebbe ricorrere a delle registrazioni, testimonianze e foto con altri colleghi. Bisogna anche dimostrare che colui che è l’autore del mobbing a lavoro abbia avuto la reale volontà di discriminare ed emarginare. In più si dovrà dimostrare il danno subito ingiustamente, sia a livello morale, che fisico e psicologico.

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Mobbing a lavoro: i requisiti per potere denunciare

Prima ancora di parlare di mobbing a lavoro, è necessario verificare che ci siano determinate situazioni. Come prima cosa, serve che la condotta persecutoria avvenga più di una volta. Deve quindi essere sistematica e continuativa. Il mobbing, per essere considerato tale, deve essere un fenomeno che arrivi ad arrecare danno alla salute del lavoratore dal punto di vista psicofisico. Si dovrà anche dimostrare che ci sia una correlazione di causa ed effetto tra il danno e il mobbing. In ultima istanza, serve verificare che l’autore del fatto abbia avuto delle reali intenzioni persecutorie.

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Mobbing a lavoro: le varie tipologie

Con il termine mobbing si tiene in considerazione una serie di comportamenti che creano il seguente scenario: un soggetto è vessato, mentre uno o più soggetti mettono in atto dei comportamenti denigratori. Tale comportamento si verifica, per la maggior parte dei casi, in luoghi di lavoro. Accade spesso infatti che la discriminazione ci sia tra persone che, all’interno dell’azienda, ricoprono un ruolo differente. Potrebbe capitare, ad esempio, che il datore di lavoro, che si trova in una posizione più alta, tenda a vessare i suoi dipendenti. Se si tiene in conto questa dinamica, allora è possibile parlare di mobbing verticale. In altre parole, si tratta di un rapporto gerarchico. Al contrario, potrebbe accadere il mobbing orizzontale, dove l’autore e la vittima ricoprono la stessa carica lavorativa. Ci sono poi dei casi in cui il mobbing avviene in famiglia, oppure a scuola.

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