Cani, essere educatore cinofilo: Valentina spiega come fare

Cani protagonisti della storia professionale di Velentina Langiu. Scopriamo come si diventa educatori cinofili tra formazione, investimenti e guadagni.
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Cani quali protagonisti della pet economy  che a quanto pare non conosce rallentamenti. Il  tanto mercato del food e quello degli accessori per i nostri amici a 4 zampe, continua a registrare dati in salita. Le adozioni poi hanno registrato una vera e propria impennata durante il picco dell’allarme pandemico, e anche successivamente. L’amore per gli animali può però offrire anche diverse opportunità di impiego, e di avviare una personale professione. Attraverso Valentina Langiu, andiamo a conoscere meglio come si diventa educatore cinofilo, tra iter burocratici, investimenti, impegno e guadagni.

Chi è Valentina Langiu che corre con i cani

La giovane imprenditrice di Olbia amante degli animali, appartiene alla classe ‘82. Studia ragioneria ma ben presto la sua passione per gli amici a 4 zampe le fanno conseguire il brevetto sia di istruttore cinofilo, che quello di istruttore di agility. Ultimo step della sua formazione è il conseguimento della qualifica di tecnico veterinario, presso una clinica veterinaria della sua Olbia. Da rammentare sempre che per l’avvio di questo genere di attività, è fondamentale la formazione. Nel rispetto dei cani, non ci si può permettere di improvvisare. Ma il grande amore per i cani con i quale corre anche nelle competizioni di canicross con grandissimi riconoscimenti in ambito non solo nazionale, non le ha impedito di essere anche mamma di Leila, di 11 anni.

Come si diventa istruttore di cani

Valentina Langiu fin da piccola amava circondarsi dell’affetto dei suoi cani. Naturale quindi per lei il voler creare un’attività che li vedesse presenti: “Per questioni di scelte dovute alla giovane età non ho voluto iniziare gli studi universitari come veterinaria. Ecco quindi far scattare il piano B, in cui ho messo in conto di prendere il brevetto di istruttore cinofilo. Nel 2007 ci sono riuscita, poi però non mi sono più fermata – prosegue Valentina Langiu con grande enfasi -. Dopodiché ecco cimentarmi in varie specializzazioni, che vedono soprattutto in prima fina gli sport cinofili.  E’ stata la volta dell’agility prima e del canicross poi. Quest’ultima disciplina la pratico con grande soddisfazione agonistica, con i miei cani”. E così dopo il conseguimento del brevetto da istruttore e l’avvio di corsi specializzati, è stata una conseguenza naturale anche  l’apertura di una pensione per cani.

L’iter burocratico per l’avvio della professione

Fiscalmente bisogna attenersi a un determinato percorso, al fine di poter vedere riconosciuta a tutti gli effetti, la professione di educatore cinofilo: “Ho aperto una Partita IVA come libero professionista, e poi anche una associazione sportiva con affiliazione al CSEN (Ente riconosciuto dal CONI)”. Discorso molto più semplice per l’addestramento poiché Valentina Langiu non ha avuto bisogno di fare nessuna richiesta di autorizzazione, da indirizzarsi al comune di Olbia.

Quanto si deve investire nelle attività cinofile

L’educatrice cinofila olbiese ci racconta della sua esperienza personale,  di cui rammenta che il solo onere iniziale consisteva nel versamento di una percentuale per il campo di addestramento al proprietario. Insomma una sorta di affitto che facilmente tutti possono concordare. La sua attività porta il nome di due suoi amatissimi cani, andando ad originare così un simpatico acronimo: ZOMI (derivante da ZOe Minù).

Discorso diverso per l’avvio della pensione: “Per l’apertura delle pensioni ho dovuto invece chiedere autorizzazioni e permessi comunali per la costruzione delle strutture dei box”, conclude l’addestratrice.

Quanto si guadagna

Valentina Langiu con la sua attività di addestratore cinofilo e di pensione per cani, ha stimato un guadagno annuale pari a € 20 mila. Nel dettaglio lei stessa riesce a distinguere chiaramente la distribuzione degli incassi: “Nel mio caso i guadagni si ritrovano nell’80% dalle pensioni per i cani, mentre il restante 20% dall’attività di addestramento. Io ho al momento solo 7 box, e le spese sono molto basse in quanto il terreno dove lavoro è di mia proprietà. Quindi come investimento sono da considerarsi solo gli oneri di luce, e le ristrutturazioni con le attrezzature”.

Ecco l’esempio di una forma imprenditoriale tutta al femminile dettata dal grande amore per i cani, trasformata in professione.

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