Cannabis: quando coltivarla non è reato

Cannabis e la sua coltivazione domestica, ancora al centro di dibattiti in merito alla sua legalità, vediamo quando ciò è possibile, e perché.
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Cannabis ancora protagonista di dibattiti in merito alla sua coltivazione, in ambito domestico, e completamente legale. La legislatura italiana in merito alla detenzione e allo spaccio delle sostanze stupefacenti risulta essere tra le più agguerrite d’Europa. Scopriamo quando è possibile coltivare delle piantine di marijuana, sul proprio terrazzo, senza incorrere in guai seri con la legge.

Cannabis e uso terapeutico

Si fa un gran parlare delle cure alternative, nel trattamento di patologie, più o meno gravi. Certamente la ricerca negli ultimi anni ha compiuto grandi passi in avanti, fornendo sempre più spazio alle terapie naturali. Tra queste viene annoverato massicciamente, anche l’uso della cannabis, per le sue proprietà sedative.

Le patologie ad essere interessate dal suo utilizzo a scopo terapeutico, sono quelle che riguardano le malattie neurodegenerative ad esempio, e tutte quelle che vedono il coinvolgimento del sistema nervoso centrale e periferico.

Cannabis e la Giurisprudenza italiana

Dopo tanto discutere l’ordinamento giuridico del nostro paese era giunto ad una definizione che determinava nella coltivazione della cannabis, semmai l’illecito amministrativo. La Cassazione dal canto suo ha preso in considerazione l’uso terapeutico, tanto da andare a giustificarne la detenzione. Ma come si è in grado di andare a dimostrarne l’uso ai fini del consumo personale? A fare la differenza in questo frangente saranno sia il quantitativo della sostanza stupefacente, che come si detiene. Altro fattore molto importante da tenere in considerazione, è la quantità del principio attivo della cannabis, che non escluderebbe il perseguimento penale.

Anche in questo frangente a fare la differenza sarebbe la modalità in cui dovesse essere ritrovata la sostanza. Mettiamo il caso di una perquisizione domestica a opera del nucleo operativo antidroga. Se gli agenti dovessero rinvenire della cannabis in un barattolo, sarebbe di poco conto e sarebbe plausibile l’uso personale. se invece lo stupefacente dovesse risultare essere confezionato in numerose piccole dosi ben impacchettate e pronte per essere cedute a terzi, allora sarebbe di certo un’altra situazione.

Quando la coltivazione della cannabis risulta essere legale

È bene ricordare che in ogni caso la detenzione della cannabis non è da intendersi legale. Il reato si profila nel momento in cui la quantità trovata in possesso di un individuo, non ne presuppone un uso privato. Non basterà però dichiarare di farne un uso terapeutico per essere esenti da multe.

Proprio nel dettaglio la Corte di Cassazione si è espressa, andando così a definire quali siano le circostanze che ne determinano l’uso personale:

  • Una coltivazione domestica di certo senza strumenti professionali.
  • Esigua quantità di esemplari delle piantine, in coltivazione.
  • Le dimensioni dello spazio destinato alla coltivazione dello stupefacente, dovrà essere pertanto di ridotte dimensioni.
  • La Corte Suprema ha definito fino ad un massimo di 11, quale numero di piantine coltivate per godere dell’esonero dall’avvio di procedure penali.

L’uso terapeutico della cannabis ne determina la coltivazione legale?

Anche in questo caso la sua destinazione d’uso non solleva la coltivazione della cannabis dall’essere illegale. Il reato non sussiste in determinate condizioni che sono avallate anche dalle ridotte dimensioni e dalla modalità di conservazione delle infiorescenze. È bene tenere presente che resterà comunque l’illecito amministrativo.

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