Pensioni: cosa accade ai precoci

Pensioni quota 41

Il tema della pensioni è uno dei temi centrali nel dibattito legato alle decisioni del nuovo esecutivo di centro destra e a quella che sarà la futura legge di Bilancio 2023. Ancora non si sa quale sarà il testo definitivo e arrivano ulteriori modifiche al suo interno. Nello specifico, ci sono ancora dei cambiamenti per quel che riguarda la modalità di andare in pensione a partire dal prossimo anno 2023. Ad oggi si sa che arriverà la proroga sia di Opzione donna che dell’Ape sociale. In più, si introduce la Quota 103 che andrà a sostituire la Quota 102, destinata a scadere a partire dal 1° gennaio del prossimo anno.

Pensioni quota 41 e quota 103

Pensioni: quali sono le novità

Per il tema pensioni non tutti i lavoratori si sentono tranquilli. È vero infatti che le novità che verranno introdotte e delle quali si parla ormai da qualche mese destano più preoccupazione che altro. Si ha l’impressione che tali cambiamenti potrebbero portare a una condizione in cui si va in pensione più avanti nel tempo, favorendo invece altri fattori come quello dell’età e degli anni di servizio prestati. Esiste inoltre la possibilità che si approvino ulteriori misure e che vadano a rallentare ulteriormente il processo di pensionamento. Bisogna tenere in conto il fatto che, stando a quanto dichiarato dal nuovo governo con a capo Giorgia Meloni, la quota 41 deve essere accompagnata anche all’età anagrafica del lavoratore, pari a 62 anni. In totale, la quota sale così a 103.

Se una persona, nel mese di novembre del 2023, ha versato 41 anni di contributi, potrebbe però avere un’età anagrafica inferiore. Ad esempio, di 58 anni. In questo caso ci si domanda se sia necessario attendere ulteriormente l’anno successivo, il 2024, oppure no. Forse, ci potrebbero essere delle modalità che consentano a un lavoratore in questa condizione particolare di entrare in pensione già dal prossimo anno. Si tratta di un caso di un lavoratore considerato precoce, e che ha quindi iniziato a lavorare prima della media e che ha dunque concluso gli anni contributivi prima degli altri.

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Pensioni: cosa accade per i precoci

Bisogna fare attenzione a tenere separate le due misure. Innanzitutto, la Quota 41 dà la possibilità di accedere alla pensione soltanto ai cosiddetti lavoratori precoci. Questi devono avere dei requisiti contributivi ben determinati e devono rientrare all’interno di un profilo di tutela. La quota 103 invece prevede che si siano versati gli stessi 41 anni di contributi, ma c’è una differenza. Si tratta infatti di una misura temporanea che sarà valida soltanto per l’anno 2023 e che farà da sostituta alla Quota 102, destinata a scadere. Questa, però, prevede che si abbiano come minimo 62 anni di contributi versati. È vero, al contempo, che una misura non va ad escludere l’altra. Detto in altre parole, significa che per l’anno che verrà è possibile andare in pensione tenendo in conto di entrambe le misure. I precoci terranno in considerazione Quota 41 e possono andare in pensione prescindendo dall’età anagrafica, ma tenendo in considerazione soltanto gli anni di contributi versati.

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