Bitcoin: come funziona con tasse e dichiarazione in Italia

Bitcoin, come vengono tassati? Come dichiarare le criptovalute? Anche l’Italia si è fatta conquistare dalla valuta digitale, tanto che già è possibile poter pagare soggiorni o bere un caffè pagando con il Bitcoin. Vediamo come il Fisco italiano si è conseguentemente adeguato in merito alle criptovalute
Bitcoin
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I Bitcoin o criptovalute, si stanno diffondendo rapidamente anche sul territorio italiano. Ormai anche le valute digitali sono oggetto di attenzione da parte del Fisco, che si sta  mobilitando  in merito alla loro tassazione. Nate nel 2008 non fanno capo ad un Ente centrale che le diffonda, rendendo così più complicata la loro regolamentazione, e conseguente tassazione.

Bitcoin: come funziona con le tasse e la dichiarazione in Italia delle criptovalute

Il Bitcoin, come le altre criptovalute, è una valuta digitale, pertanto non è fisicamente possibile toccarle, o vedere il loro aspetto, ma sono generate da codici crittografati. Per possederle basta accertarne il pagamento a fronte di un bene o servizio che vengono scambiati o offerti nel mondo digitale. Inoltre si possono acquisire in caso di acquisto per mezzo di valute tradizionali. Sul nostro territorio nazionale è già possibile pagare in Bitcoin ad esempio un pernottamento, un servizio, o un caffè presso esercizi abilitati. Salgono di giorno in giorno gli esercizi commerciali che includono nelle loro formule di pagamento, anche l’utilizzo del Bitcoin, a prescindere dall’importo della spesa. Pertanto si è ormai resa necessaria ai fini fiscali, una regolamentazione della tassazione in merito alle criptovalute.

L’Agenzia delle Entrate non ha avuto un percorso facile per la definizione di una linea da seguire in merito ad  una adeguata tassazione del Bitcoin, ed è stata quindi definita quale moneta alternativa a quella tradizionale.

Bitcoin: ecco i meccanismi che regolano la sua tassazione

L’Agenzia delle Entrate ha classificato le criptovalute, come vere e proprie prestazioni di servizio. Pertanto di conseguenza si profila l’imposizione dell’IVA, anche se si tratta di una prestazione che fornisce una futuristica alternativa, ai tradizionali metodi di pagamento.

Da quanto rilevato dal Fisco italiano, il Bitcoin sarebbe soggetto quindi anche all’IRPEF e IRAP?

Come è noto l’IRPEF è l’imposta di reddito sulle persone fisiche, e viene calcolata in base a diversi raggruppamenti. Pertanto dobbiamo considerare che siano di pertinenza ai fini del calcolo dell’IRPEF, tutte quelle operazioni che chiamano in gioco i Bitcoin, nel caso la giacenza media del nostro conto sia maggiore a € 51645,69. Nel caso in cui vengano instaurati rapporti finanziari con intermediari residenti all’estero, i Bitcoin posseduti dovranno essere inclusi nella dichiarazione dei redditi.

Ma vi sono anche altri fattori che vanno a determinare il reddito imponibile del contribuente italiano che opera con Bitcoin. Per il calcolo dell’IRAP (Imposta Regionale sulle Attivita’ Produttive) bisognerà tenere conto del valore di scambio in essere, nel momento in cui viene a cessare l’attività dell’esercizio.

Bitcoin: cosa accade se non si dichiara il loro possesso?

Si potrebbe incorrere in sanzioni molto alte se non si comunica al fisco l’attività e gli investimenti operati all’estero in Bitcoin e criptovalute in genere. Nel caso poi le attività svolte all’estero dovessero essere incluse nella lista di Paesi in cui è facile eludere i controlli fiscali, ecco che la situazione si complica. Il Fisco italiano metterebbe in dubbio la totale dichiarazione di quanto dichiarato, procedendo con accertamenti e sanzioni del tutto notevoli.

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